Franck Ribery e Monaco di Baviera, Franck Ribery e il Bayern Monaco: più di una scelta di vita, più di un rapporto di lavoro, per l’asso francese l’esperienza bavarese sta assumendo i contorni di un cambio radicale anche sulla carta d’identità e d’altra parte il 32enne di Boulogne-sur-Mer non ha mai esitato a operare scelte forte come quando si convertì all’islam o decise giovanissimo di tuffarsi a capofitto nell’esperienza turca andando a giocare nel Galatasaray. Ma Ribery, uno dei più forti calciatori francesi di tutti i tempi, non è solo un riconoscente per natura, è anche una personalità forte, di quelle che non parlano tanto per dare aria alla bocca. In passato ha attaccato la FIFA e il Pallone d’Oro (“E’ solo un riconoscimento politico” disse quando deluso arrivò terzo due anni fa dietro i soliti Messi e Ronaldo), ha battibeccato con Vidal dopo l’andata dei quarti di Champions nel 2013, ma soprattutto ha definitivamente ripudiato la sua patria.
Di gol con la Nazionale transalpina ne ha fatti sempre tanti e di importanti, trascinandola fin dal 2006 durante i Mondiali tedeschi, ma anche timbrando il cartellino in partite decisive per le qualificazioni alle successive due edizioni della rassegna iridata; il pass per il Brasile i galletti lo ottennero anche grazie ai suoi cinque gol contro Bielorussia, Georgia e Finlandia, poi però ai Mondiali non è potuto andare per un problema alla schiena che lui avrebbe voluto curare col suo medico di fiducia, il tedesco Müller-Wohlfahrt. Quindi, risentito, annunciò senza troppi crucci che con la selezione nazionale aveva chiuso per sempre, mentre sul fronte Bayern Monaco disse con un pizzico di esagerazione che sarebbe stato pronto a firmare fino al 2080. Tutto in qualche modo già visto, conoscendo anche il personaggio, ma oggi la Bild ha pubblicato una sua intervista in cui Ribery si spinge oltre.
Complice l’attaccamento al Bayern e alla città di Monaco (quasi 300 presenze e un centinaio di gol), l’ex Marsiglia ha asserito con convinzione:
“Sono davvero deluso per quello che è successo prima dei mondiali. Per due anni ho fatto di tutto per arrivare in Brasile. Nelle qualificazioni ero quello con più gol e più assist. La Francia era in Brasile grazie a me. Ma tutto questo è passato. E’ un capitolo chiuso e ora voglio prendere la cittadinanza tedesca. Credo che resterò a Monaco anche al termine della carriera”.
Questione di riconoscenza, ma non solo. Come spesso accade al centro dei progetti di Ribery c’è la sua famiglia, la moglie Wahiba Belhami (artefice della sua conversione religiosa) e i figli Hizya e Saif:
“Lo faccio per la mia famiglia. Viviamo e condividiamo la mentalità tedesca. I miei figli vanno bene a scuola e hanno amici di qui, mia figlia Hiziya mi prende in giro per il mio tedesco. Mio figlio Saif è nato qua, potrebbe perfino giocare per la nazionale tedesca. Sinceramente me lo auguro. Mi alleno con lui tutti i giorni in giardino, ha un sinistro fantastico, come quello di Robben, per questo forse voglio così bene ad Arjen”.
Tutto qui? Macché, Ribery ce l’ha anche con France Football e la stampa francese in generale:
“Hanno scritto che guadagno 14,8 milioni l’anno. Ma che ne sanno loro? Sono stupidaggini, idiozie. Il fatto che guadagni tanto è vero, ma in realtà non è mai stato facile. Io ho lottato per arrivare così in alto. Sono partito dal basso. E non è nemmeno facile restarci in alto. Ogni giorno ti devi impegnare al massimo come professionista. Solo la mia famiglia sa quanto mi impegno e quanto è faticoso”.
I tifosi del Bayern apprezzano, la Germania è pronta ad accogliere l’immigrato più prestigioso.
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